In Sala Borsa, la biblioteca pubblica dei bolognesi, c’è un piano che chiunque può suonare, l’ultima mezz’ora prima della chiusura. Il ragazzo avrà avuto quindici anni, ma la sua musica ne aveva molti di più – oppure, e in fondo è lo stesso, molti di meno. La melodia prendeva forma man mano che passavano i minuti, come danzando intorno al suo tema. E così il gruppo di persone intorno al piano. Gente uscita dal lavoro, studenti con i libri appena presi in prestito, mamme abbandonate sulle poltroncine accanto alle carrozzine, bambini seduti per terra a leggere. Tutti lì, ad ascoltare e basta, lasciando correre lo sguardo sul piano, sugli altri, sulla musica che si posava sui volti di tutti, allentando tensioni, portando il pensiero molto lontano da lì. Lontano dalle borse della spesa, dalle giacche stropicciate dopo una giornata di lavoro, dalla pagine già lette e da quelle da leggere. La biblioteca non ha chiuso in orario, ieri. Nemmeno i custodi sapevano come interrompere il ragazzo al piano. Quando me ne sono andata era già passato un quarto d’ora dalla chiusura, e il piano suonava ancora.
The blue hour.
Walking and drawing.
Green on blue.
Whitman & sweets.
Looking up #3
Looking up #2
Looking up #1
Shining on leaves.
By heart.